Il rossore al volto e la paura di arrossire

Il rossore al volto e la paura di arrossire

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

Nell’immaginario collettivo, la rappresentazione della timidezza è spesso legata all’immagine di un volto con il rossore sulle guance. Ne ritroviamo una rappresentazione iconografica anche nelle emoticon.

Luigi Zizzari – Ahi ahi… se ne sono accorti

L’ansia è, esternamente, l’indicatore dell’esistenza di uno stato emotivo e di pensieri collegati al senso d’inadeguatezza; come esperienza interna, è un segnale che ci avverte di una minaccia che incombe su di noi.

Il rossore al viso è la manifestazione fisiologica dell’ansia, e la conseguenza delle emozioni di vergogna o d’imbarazzo. Questo significa che il rossore al viso è l’espressione di un variegato insieme di sentimenti di disagio.

Mentre la vergogna è da collegare alla convinzione di una personale inadeguatezza, vera o presunta che sia, l’imbarazzo è da collegare a un senso di colpa. (altro…)

Timidezza e demotivazione al cambiamento

Timidezza e demotivazione al cambiamento

Pubblicato da: Categorie: Affrontare l’ansia sociale e la timidezza

Quando Carl Rogers teorizzò la terapia centrata sul cliente, si pose anche il problema della motivazione per far fronte alla resistenza al cambiamento, e ideò il dialogo motivazionale. Da un po’ di tempo, la terapia cognitivo comportamentale sta implementando, nelle proprie pratiche, il dialogo motivazionale.

Pablo Picasso – lo spavento

Impegno e motivazione sono strettamente collegati. Senza motivazione non c’è l’impegno.

Il problema, a mio parere, sorge da un conflitto tra ragione razionale e ragione emotiva, cioè tra la nostra razionalità cosciente e gli impulsi emotivi derivanti da quella parte del sistema cognitivo che è disfunzionale, e attiva i suoi strumenti di difesa o di aggiornamento, i cosiddetti stili di crescita della conoscenza. In condizioni normali, gli stili di crescita della conoscenza, fungono come strumento di adeguamento delle cognizioni per renderle più aderenti al mondo reale; e ciò è possibile quando le credenze sono elastiche.  Infatti, in tali casi, il sistema cognitivo non viene a trovarsi mai con un vero e proprio vuoto interpretativo oppure, se capita, è per un tempo ragionevolmente breve, tale da non compromettere le possibilità di risposta agli stimoli.  Purtroppo, negli ansiosi sociali, determinate credenze, quelle disfunzionali, quelle che si sono formate come interpretazioni emotive del reale, a scapito dell’interpretazione oggett

Timidezza e senso di colpa

Timidezza e senso di colpa

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

La timidezza comporta il provare un ampio insieme di sentimenti e/o emozioni che marcano ogni vicenda sociale vissuta e il rapporto con le proprie esperienze interiori. Timidezza e senso di colpa vanno spesso a braccetto.

Carla Bedini – Ogni simmetria è generata dal senso di colpa

Sappiamo che questi sentimenti d’infelicità, di fallimento, d’incapacità, d’invidia e di distacco, sono la conseguenza d’ inibizioni ansiogene che compromettono un normale ed efficace svolgimento delle attività sociali che la persona timida sperimenta nella propria vita. Sappiamo anche che le inibizioni ansiogene scaturiscono da una percezione di rischio elevato nell’interpretazione degli eventi e delle esperienze interne. Tuttavia, sebbene le dinamiche psichiche e fisiologiche, che si manifestano nella timidezza e nelle altre ansie sociali, abbiano il nodo cruciale nella cognizione e, dunque, nei pensieri e meta pensieri, l’insieme di questi fenomeni agisce in modo circolare, per cui ogni elemento finisce con l’essere causa ed effetto allo stesso tempo.

L’individuo timido tende a essere ipercritico verso sé stesso o verso gli altri. Adotta, quasi sempre, doppi standard di misura: severo e spietato nell’indirizzo dell’ipercritica, comprensivo e accomodante verso chi non è oggetto di tale tendenza. Accade così che, ad esempio, riesce a perdonare, comprendere, giustificare gli altri ma non

Timidezza e senso di colpa

Timidezza e senso di colpa

Pubblicato da: Categorie: Le emozioni

Sinteticamente potremmo dire che il senso di colpa discende dal percepirsi come persona sbagliata in qualche modo.

Ma perché ci si sente in colpa?

Mitch Barrett – voices

Da una parte può discendere dall’idea di aver trasgredito alle regole etiche e comportamentali in uso a un gruppo di riferimento o a un dominio sociale più ampio, oppure a norme che costituiscono o assumono particolare valore per il soggetto stesso.

Per altro verso da collegare all’idea di aver avuto un comportamento scorretto, lesivo, ingiusto, o inopportuno, nei confronti di altri. In ogni caso c’è sempre un’idea svalutativa di sé stessi, definizioni del sé come soggetti inadeguati. In diverse tipologie di situazioni e comportamenti, il senso di colpa segue o prelude la vergogna. La persona timida, nel momento in cui si sente in colpa, ha già un background cognitivo centrato su tali pre-giudizi riguardanti sé stessa.  Il senso di colpa può essere sia il prodotto di un processo cognitivo che parte dall’interno e riferito a comportamenti giudicati, in primis, dal soggetto stesso, sia il risultato di un processo cognitivo indotto da terzi.  Se nel primo caso il giudizio di sé nasce, ed è indotto, da un processo esclusivamente interiore, nel secondo caso scaturisce da comportamenti strumentali che terze persone pongono in atto.  Esempi tipici di questa seconda casistica, li possiamo intravve