I condizionamenti sono forme di apprendimento che possiamo spiegare secondo due paradigmi principali: apprendimenti comportamentali e cognitivi.
Una volta che un comportamento o una cognizione è appreso, tende a essere
ripetuto e rinforzato.

L’apprendimento comportamentale

Alessio Serpetti – Il Crepuscolo della ragione

Detto condizionamento operante, è stato teorizzato da Skinner sulla base dei suoi esperimenti.

Sostanzialmente, consiste nel concetto che un determinato comportamento viene
ripetuto con maggior assiduità e costanza quando produce vantaggi, effetti
benefici o convenienza, per contro, tende a essere evitato se produce danno o
risulta non essere conveniente.
La valutazione di convenienza o di vantaggio non ha una collocazione temporale ben precisa, essa dipende dallo stile valutativo del singolo soggetto. 
C’è, però, da dire che nelle ansie sociali l’arco temporale di valutazione prende in considerazione gli effetti relativi al futuro immediato e a escludere, potremmo dire a priori, il medio e lungo periodo.

Ciò è dovuto al fatto che l’ansioso sociale e, quindi, anche la persona timida, tende ad attuare quei comportamenti che abbiano come obiettivo principale l’abbattimento degli stati ansiosi e le emozioni come paura e panico.
Questi comportamenti ansiosi, che ho più volte definito come “antiscopi”, corrispondono ad azioni di evitamento, elusione, estraniazione e fuga.
Nel momento in cui un determinato comportamento sortisce l’effetto desiderato (l’antiscopo), l’ansioso sociale tende a ripeterlo in modo sistematico. 
La sistematicità nella ripetizione di questi comportamenti determinano la loro automazione e rinforzo: è in virtù di questi ultimi fattori che possiamo parlare di condizionamento operante secondo il paradigma di Skinner.

Il condizionamento cognitivo

Il condizionamento secondo il paradigma cognitivo poggia sulla tesi che i comportamenti sono il risultato di processi mentali mediati da credenze e pensieri.

Quindi il rinforzo non scaturisce solo dalla reiterazione di un comportamento, ma anche dalla valutazione e validazione delle credenze e dei pensieri che producono quel dato comportamento quando, questo, raggiunge il suo antiscopo. 

In questo caso, il raggiungimento dell’antiscopo costituisce la conferma delle definizioni del sé e degli altri contenute nelle credenze del soggetto ansioso. Infatti, l’antiscopo costituisce l’obiettivo di evitare che le proprie presunte inadeguatezze determinino il danno previsto.

Chiaramente se io attuo un comportamento che mi fa evitare di andare incontro al previsto fallimento, o al presagito rifiuto, oppure al predetto giudizio negativo degli altri, e questo ottiene il risultato che volevo perseguire (l’evitamento), va da sé che le credenze d’inadeguatezze che ho, sono automaticamente confermate nella loro validità in quanto non ho avuto
modo di poterle disconfermare, invalidare.

I condizionamenti di natura cognitiva possono provenire da una varietà di fonti, Bandura ne individua quattro:

  • Lo stimolo psicologico che proviene, sostanzialmente, dal rapporto con le proprie esperienze interne, dalla percezione e interpretazione delle proprie esperienze trascorse. Nelle ansie sociali sono espressione di conflitto interiore, del rilevamento della discrepanza tra ciò che si è nella realtà e ciò che si vorrebbe essere, di percezioni e
    interpretazioni negative delle esperienze che fanno riferimento a personali inadeguatezze. L’autostima gioca un ruolo primario in quanto la scarsa fiducia che si ha nei propri mezzi e nelle proprie capacità, limita o blocca, buona parte delle possibilità operative.
  • L’esperienza reale in riferimento a successi e fallimenti del proprio passato. Chiaramente un soggetto timido valuta solo il susseguirsi dei fallimenti. I successi non vengono presi in considerazione e, anzi, spesso persino questi ultimi sono oggetto di processi mentali di disconferma che ne svalutano la valenza.
  • La persuasione comunicativa, sostanzialmente proveniente dall’esterno, è da riferirsi agli incoraggiamenti o scoraggiamenti verbali.
  • Le esperienze indirette, riguardano ciò che si apprende osservando gli altri. Se un’esperienza diretta è scarsa, quelle indirette possono risultare particolarmente influenti.

La metacognizione

C’è anche un altro ambito di analisi che comincia a farsi strada nello studio del condizionamento ed è quello legato alla metacognizione.

Si è notato che a incidere in maniera significativa nei processi mentali sono anche gli stili del pensare e nel considerare, in modo piuttosto conflittuale, la positività o la negatività di determinate modalità nell’approcciarsi al problema e che riguardano soprattutto i processi della preoccupazione, del rimuginìo e ruminazione. 

Tali processi mentali sono caratterizzati dall’inconcludenza, dalla pervasività e dalla difficoltà ad averne il controllo.

Quando parliamo di condizionamento, non possiamo ignorare ansie ed emozioni. L’inibizione ansiogena, benché sia un derivato dei fattori esposti precedentemente, è da considerare un agente operativo del processo condizionante. D’altra parte un ciclo cognitivo comportamentale dà vita a un sistema circolare che alimenta e perpetua la manifestazione dell’ansia sociale.

 
 
 
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