Ciò che produce i comportamenti timidi, sono i pensieri che vengono in mente nelle situazioni in cui ci si sente esposti al giudizio negativo degli altri, o ci si percepisce non adeguati, a vario titolo, a far fronte agli stimoli insiti in quelle circostanze. 

Tali condizioni mentali sono poi rafforzate dall’insorgere dell’ansia fisiologica o da emozioni come la paura, la vergogna, l’imbarazzo. Tutti questi fenomeni hanno in comune il fatto di essere associati al rischio, al pericolo.

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La timidezza scaturisce dall’ interpretazione emotiva e non oggettiva, non solo degli eventi, ma anche nel percepire sé stessi e gli altri. La realtà è dunque letta, sulla base d’informazioni viziate dall’assunzione di dati di conoscenza acquisite in condizioni emotive, che falsano o deviano l’interpretazione delle esperienze.

La persona timida ha alle spalle una storia di ripetizione di associazioni che generano comportamenti condizionati:

  • L’associazione di tipi di situazioni sociali, al pericolo immanente o pesantemente gravoso. Quest’associazione produce la valutazione di un’alta probabilità del rischio, percepita come prossima alla certezza e l’inevitabile insorgenza di forme di ansia fisiologica e l’emozione della paura. La ripetizione di quest’associazione determina la sua riproduzione in tutte le esperienze successive equipollenti, che può verificarsi anche se il tipo di situazione è solo pensato.
  • L’associazione delle tipologie di rischio o pericolo agli schemi interpretativi della realtà emotiva acquisiti. Produce una marcata percezione del mondo sociale come luogo d’insidie, come ambiente indisponibile, con il rinforzo delle credenze di base e quelle intermedie.
  • L’associazione della percezione del sé ai tipi di situazioni. La ripetizione di quest’associazione rinforza l’idea negativa del sé, soprattutto nella valutazione delle proprie capacità nel far fronte agli stimoli provenienti dalle situazioni oggetto dell’associazione. È sufficiente uno solo degli elementi di tale associazione per determinare i comportamenti collegati a essa e posti in essere in esperienze precedenti.
  • L’associazione delle credenze di base ad assunzioni e regole implicite. Le regole di base, essendo giudizi sintetici di sé, producono la necessità cognitiva di renderle traducibili attraverso modelli concettuali, determinando, così, regole di comportamento e assunzioni di principi. Pertanto a una credenza di base corrispondono determinate credenze intermedie, e queste ultime possono entrare in gioco anche senza l’attivazione diretta della credenza di base.
  • L’associazione tra tutti questi fenomeni associativi con l’ansia fisiologica ed emotiva. La ripetizione di quest’associazione fa sì che il presentarsi in uno qualsiasi di tali fattori, produce l’insorgere dell’ansia.

Il veicolo principale attraverso cui si attivano queste associazioni sono i pensieri automatici negativi.

L’intero insieme di questo sistema di associazioni, semplici o articolate, costituisce un fattore di apprendimento che, nel tempo, si radicalizza e irrigidisce, mentre il risultato finale si concretizza nel comportamento. 

Anche tra questo e l’interazione dei fenomeni menzionati costituisce, a sua volta, una sorta di associazione, ma più che altro un archivio di modelli di risposte possibili agli stimoli provenienti dall’esterno. 
Modelli che nel caso dei soggetti timidi, o negli ansiosi sociali in generale, riproducono una limitata gamma di comportamenti che si risolvono sistematicamente nell’evitamento, nell’elusione, nella fuga, l’estraniazione. 

Nella reiterazione di questi modelli comportamentali possiamo individuare l’apprendimento di sistemi condizionati.

L’apprendimento è un processo in cui l’esperienza (stimolo) modifica permanentemente il comportamento (risposta). 

In quest’ottica possiamo dire che quando a una determinata associazione (stimolo) una persona reagisce sempre allo stesso modo, questa è oggetto di un condizionamento, (condizionamento classico o riflesso condizionato). Le associazioni costituiscono un legame cognitivo tra uno stimolo diretto o indiretto e un determinato effetto. 

Per concludere voglio qui far notare ciò che emerge già implicitamente dall’esposizione fin qui prodotta, e cioè che ripetendo sempre lo stesso stimolo, l’apprendimento è più rapido. Le considerazioni che ho finora esposto, ci riconducono alle leggi del condizionamento operante di Skinner, due leggi legate dell’apprendimento che sono quelle dell’effetto e dell’esercizio.

Per la legge dell’effetto, si tende a reiterare i comportamenti che ottengono risultati valutati come benefici (premio), e si abbandonano quelli che producono effetti considerati negativi o inutili (punizione). Nel caso degli ansiosi sociali, e quindi anche nella timidezza, qualsiasi comportamento che allontani l’emozione della paura, della vergogna o dell’imbarazzo, o che annulli la persistenza dei fenomeni di ansia fisiologica, costituisce un premio, in quanto tale comportamento ha una funzione alleviante o risolutiva in positivo.

Per la legge dell’esercizio, la risposta a un determinato stimolo è tanto più ripetuto quanto maggiore è il numero delle ripetizioni.

 

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