La lettura del pensiero
Ci si convince di sapere cosa sta pensando un altro senza avere la minima prova o evidenza; si crede di sapere che cosa pensano gli altri senza avere prove sufficienti.
Ad es. “sta pensando sicuramente che sono un idiota”, “tutti quanti mi guardano, stanno sicuramente pensando che sono ridicolo”, “sta pensando che sono un fallito”, “quando entro in una stanza, sono certo che i presenti pensano di me che sono noioso e che bisogna starmi lontano”, “le persone che cominciano a parlare con me, poi si allontanano perché pensano che sono poco interessante”, “pensa che io sia un perdente”. Questi pensieri, in una persona, si sviluppano quando l’attenzione si concentra sull’idea che gli altri lo hanno posto al centro del loro interesse, e sono intenti a valutarlo.
L’etichettamento
Consiste nell’applicare un’etichetta nel complesso della persona, sia verso sé stessi che verso gli altri, sulla base di eventi o azioni specifiche. Si stabilisce il carattere o il valore di un individuo senza valutare la persona nella sua globalità. Basta un dettaglio per affibbiare un’etichetta a un soggetto, indipendentemente dalle sue altre qualità, è come fare di tutta l’erba un fascio, è il caso di pensieri come: “Ho fatto quell’errore perché sono un inetto”, “non ho preso l’esame, sono un incapace”.
Il ragionamento emozionale
Spinge la persona a considerare vera una cosa perché viene percepita in quel modo, in questo caso le emozioni si sostituiscono all’analisi oggettiva e razionale delle cose. Ad esempio il fatto di provare ansia, nell’apprestarsi o nel fare qualcosa, viene interpretata come prova di una reale inabilità. Con il ragionamento emozionale, ciò che si prova sotto l’influsso dell’emozione e dei sentimenti, diventano delle prove che dimostrano ciò che si teme. Le emozioni diventano dunque argomenti ed elementi che certificano la validità di una tesi, nel caso degli ansiosi, di una credenza. Pensieri di questo tipo possono essere: “il fatto che non ho il coraggio di parlare, dimostra che sono una nullità”, “se ho paura di sbagliare all’esame, vuol dire che sono scarso”, “il fatto che non riesco ad avvicinarmi alla persona che amo, vuol dire che non sono capace di amare”, “mi sento depresso, quindi il mio matrimonio non funziona”. In breve il modello di pensiero è: se penso o sento questo…è vero.
L’auto giustificazione
È il tipico atteggiamento di deresponsabilizzazione, si tende ad alleviare il proprio disagio attribuendo la colpa delle proprie azioni o del proprio disagio, ad altri o alla società. È molto ricorrente anche nei soggetti anassertivi, quando commettono comportamenti scorretti o fanno degli errori. Talvolta assurge a vera e assoluta negazione o riconoscimento delle proprie responsabilità. Il soggetto identifica nelle altre persone la fonte delle proprie personali emozioni negative, rifiutando di assumersi le proprie responsabilità di cambiare: “È colpa sua se sto male”, “La causa di tutti i miei problemi sono i miei genitori”.
Riferimento al destino
Quando si è indotti a pensare di essere predestinati o condannati per tutta la vita, a vivere in una determinata condizione o ad avere una o più carenze particolari. La persona si convince dell’inamovibilità delle proprie condizioni o carenze negative, verso di esse si sente impotente.
Filtro mentale
Si focalizza quasi esclusivamente sulle cose negative, notando di rado quelle positive. “Ci sono moltissime persone a cui non piaccio”.
Paragoni assurdi
Interpreta gli eventi in termini di standard irrealistici; ad esempio, si concentra principalmente sulle persone che hanno prestazioni migliori delle proprie, risultando sempre “perdente” al paragone. “Ha più successo di me”, “le altre persone hanno fatto il test meglio di me”.
Orientamento al rimpianto
Ci si concentra su su ciò che si sarebbe potuto far meglio in passato, anziché pensare a cosa si potrebbe fare meglio ora. “Avrei potuto avere un lavoro migliore, se ci avessi provato”, “non avrei dovuto dire ciò che ho detto”, “se avessi fatto in un altro modo….”. Pensieri molte frequenti nelle tendenze alla ruminazione.
Impossibilità di smentita
Si rifiuta ogni prova che possa contraddire i propri pensieri negativi. Ad esempio, quando si pensa “Non sono una persona desiderabile”, c’è il rifiuto di qualsiasi prova che dimostra come piaccia alle altre persone, perché la si considera irrilevante; il proprio pensiero, di conseguenza, non può essere smentito. “Non è questo il punto. Ci sono problemi più profondi, ci sono altri fattori in gioco”.