Molte volte incontrando un conoscente si esordisce con frasi del tipo: “Ciao, come stai?”, “hai visto che bella giornata?”, “come vanno le cose?”, “tutto bene?”; così come sovente le conversazioni vertono su argomenti leggeri come lo sport, il cinema, il clima, il pettegolezzo.
Il linguaggio verbale non sempre ha lo scopo di esprimere sensi e significati, idee e pareri. Ad esempio, nel caso delle tipiche frasi d’esordio, il linguaggio verbale è proteso a stabilire un contatto, a rompere il ghiaccio, a trasmettere il desiderio di relazione, in questi casi il contenuto dell’escursione verbale equivale a implicite dichiarazioni d’intenti, di apertura all’esterno, di disponibilità, pertanto quel che si dice, ha un’importanza relativa, oppure non l’ha affatto, perché lo scopo è di dare l’avvio ad una situazione relazionale.
Le cose sono diverse a conversazione già iniziata. Gli argomenti leggeri sussistono per una serie di condizioni:
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Quando parte o tutti i soggetti relazionanti sono orientati a vivere momenti di svago o relax.
- Quando c’è una scarsa conoscenza degli interlocutori; in tal caso risulta difficile individuare gli argomenti graditi agli altri.
- Quando gli individui presenti sono psicologicamente restii ad esprimere pareri, emozioni o sentimenti.
- Quando l’introduzione di un determinato argomento può diventare o diventa, momento di estraniazione di parte del gruppo o suscitare atteggiamenti di rifiuto.
- Quando si verifica una condizione più o meno collettiva di pigrizia, d’indecisione, di distrazione, di stanchezza fisica o mentale.
- Quando parte o tutti i soggetti relazionanti hanno un basso profilo culturale.
- Quando il mantenere un livello leggero della conversazione serve a tenere unito il gruppo, ad evitare la disaggregazione o il disinteresse della maggioranza dei componenti del gruppo.
- Quando i componenti del gruppo sono mossi da spirito e intenzioni goliardiche.
- Quando si è in presenza di un’oggettiva difficoltà di comunicazione che può essere dovuta a diverse cause e condizioni psicologiche contingenti.
Molte persone che hanno difficoltà nelle relazioni interpersonali, considerano tali usanze delle inutili banalità. Queste considerazioni partono da un’eccessiva focalizzazione su se stessi all’interno delle situazioni in cui ci si muove con disagio, sulle proprie presunte, vere o scarse, abilità sociali. Gli individui anassertivi, timidi o gli ansiosi sociali in generale, per via di questa marcata auto focalizzazione, perdono di vista sia l’oggetto reale della comunicazione, sia le circostanze e le condizioni che determinano, nello specifico, i modi e le forme che caratterizzano le conversazioni.
L’atteggiamento di critica o contrarietà a queste cosiddette “banalità” testimonia anche una propria difficoltà nel districarsi in discussioni che, sebbene siano “leggere”, presentano una vasta gamma di modalità espositive, grazie ad un’evoluzione dovuta al frequente esercizio nella discussione di tali temi. Dato che, la carenza di abilità verbali e discorsive, per lo più, è il portato di un mancato apprendimento di modelli comunicativi, per il soggetto anassertivo, la conversazione con argomenti poco “impegnativi”, comporta un maggior disagio, proprio perché tali temi, sono caratterizzati dall’avere molti schemi di espressione verbale, di cui essi difettano.
Giudicare negativamente le conversazioni non “impegnate”, bollandole come banali, superficiali o non serie, significa non tenere nella giusta considerazione gli elementi contingenti dello status psicologico ed emotivo del momento, la composizione del gruppo, il retroterra culturale e sociale di singoli membri, i fattori unificanti dell’aggregato, le condizioni e gli eventi che hanno preceduto la conversazione, gli usi e i costumi della comitiva, la disposizione psicologica e mentale in cui è posto ciascuno dei membri del gruppo in quel momento.
Non di meno il discorrere in modo sistematico, univoco, ripetitivo, di temi leggeri, che escludono argomenti della conoscenza, della cultura e del pensiero, comporta la riduzione di abilità dialettiche, discorsive, di analisi, di raziocinio organico. Le abilità logiche e comunicative umane, per essere pienamente operanti, abbisognano di esercizio, senza di esso, si “atrofizzano”, perdono la capacità di organizzare efficaci modelli espositivi del pensiero, di articolare in modo efficiente gli elementi logici del discorso all’interno di un confronto dialettico, di collegare tra loro una pluralità di dati di conoscenza nelle comunicazioni verbali anche in forma di monologo.
Gli eccessi fanno sempre male.