PARTE PRIMA

In questa trattazione, mi riferirò all’insieme di pensieri inerenti l’individuo in relazione ai contesti sociali; del sé sociale rispetto a se stesso e agli altri. In breve a quei pensieri che, in modo diretto o indiretto, hanno a che fare con il mondo delle relazioni umane, in tutte le sue manifestazioni.

L’intero dominio cognitivo è basato sui pensieri, ma non tutti quelli che passano per la nostra mente, sono oggetto della nostra attenzione cosciente.

Paul Delvaux – la citta inquieta

Quando parlo di pensiero inconscio, mi riferisco proprio a questa categoria di pensieri. Non che essi non siano reperibili, riconducibili alla nostra attenzione cosciente e/o consapevole; solo non abbiamo appreso il modo di individuarli.

Questa difficoltà è data dal fatto che essi si manifestano in modo “subdolo”, tra le righe di altri pensieri, nelle “contorsioni” del nostro linguaggio, sotto forma d’immagini, fantasie visive, si nascondono nel nostro stile di verbalizzare e/o di percepire ciò che si pone alla nostra attenzione. Inoltre, producono altri pensieri collegati e conseguenti, e questi, finiscono col sostituirsi a quelli che li hanno preceduti, non in modo semplicemente formale, ma anche in termini di sensi e di significati.

I pensieri derivati che si sostituiscono a quelli originari, non modificano sensi e significati in modo radicale, tendono piuttosto ad articolarli; così facendo, però, il risultato finale è quello di un pensiero che si spinge ben oltre l’origine, determinando nuove implicazioni anche molto significative e fortemente determinanti.

Studiando queste interazioni tra pensieri, Beck, Ellis e altri, si sono accorti che la mente costruisce un vero e proprio sistema organizzato di pensieri che si dispongono in modo gerarchico.

Tale gerarchia è determinata secondo il livello di derivazione degli uni, dagli altri. Non solo. Hanno anche notato che quelli più profondi, più “inconsci”, più lontani dalla nostra attenzione cosciente, sono quelli originari, cioè, che danno origine a un insieme gerarchico di pensieri collegati tra loro in senso logico e/o tematico.

Nel sistema di descrizione e/o definizione del sé, degli altri e del mondo, la gerarchia distingue i pensieri tra le forme che vanno dal carattere generale del loro significato o descrizione, a quello più specifico; dal carattere massimamente sintetizzato a quello più descrittivo.

Le credenze di base sono i pensieri originari, in cima alla scala gerarchica, quelli posti al livello più profondo e più lontani dalla attenzione dello stato cosciente.

Da ogni credenza, o da un suo raggruppamento “semantico”, discende un insieme di pensieri, collegati da nesso logico, e disposti, gerarchicamente, in modo consequenziale.

Queste, hanno sensi e significati perentori, generali e assoluti, riferiti all’interezza della categoria cui si riferiscono (se stessi, gli altri, il mondo), sono delle vere e proprie definizioni estremamente sintetiche, tali che, generalmente, si esprimono verbalmente attraverso pochissime parole; ad esempio: “Sono stupido/a”, “sono un fallito/a”, “non sono amabile”, “il mondo è ostile”, “le persone sono menefreghiste”.
Essendo pensieri originari, sono anche i primi a formarsi.

 

va alla seconda parte

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