La credenza è uno schema interpretativo della realtà che si forma nella nostra mente. La sua funzione è di informare la persona su sé stessa, sugli altri, sul mondo esterno.
Tali informazioni vengono utilizzate, nei processi cognitivi, per analizzare gli eventi, valutare le proprie capacità per far fronte a essi, fare delle previsioni sui possibili effetti di una nostra ipotesi di reazione all’evento, determinare il comportamento più adatto alla circostanza.
Questi schemi interpretativi, che si manifestano nella forma di convincimenti, risiedono a un livello profondo della nostra mente e quindi sono inconsci, ciò implica che l’individuo non ha la consapevolezza di avere tali credenze.
L’insieme delle credenze costituisce un sistema interpretativo della realtà, un sistema d’ipotesi che ci informa su come funziona il mondo, sono una rappresentazione della realtà, è conoscenza intesa come aggregato d’informazioni acquisite attraverso le esperienze nelle sue varie forme e contesti.
Le credenze si strutturano attraverso l’apprendimento, processo che avviene in modo variegato, attraverso i sensi, le emozioni, la percettività, l’interazione fisica, il linguaggio, per imitazione o similitudine, attraverso l’interazione con le persone di riferimento o esterne a tale rapporto.
Esse non si formano in modo eguale per tutti. Ciascun individuo, acquisendo queste conoscenze in funzione della propria esperienza di vita, le assimila filtrate dagli stati emotivi, motivazionali o funzionali connessi alle circostanze. Si verifica una personalizzazione dell’interpretazione dell’esperienza; questo implica che i fattori umorali influenzano in modo determinante i modelli interpretativi della realtà elaborati. I fattori emotivi, quindi, fanno la differenza nelle attribuzioni di senso e significato alle esperienze vissute e, pertanto, nella costruzione degli schemi rappresentativi della realtà collegati a tali esperienze.
Da ciò si comprenderà che la formazione della credenza non realizza necessariamente uno schema interpretativo fedele alla realtà. Il grado di oggettività è, perciò, una variabile dipendente. Una credenza può essere del tutto fuorviante dal vero: è il fenomeno che si verifica nelle persone soggette all’ansia sociale.
La formazione delle credenze comincia già dalla nascita. Si ritiene che già alla fine del terzo anno di vita, nella mente del bambino, il sistema strutturale di base delle credenze si sia formato. In verità, questo processo dura tutta la vita.
Questi schemi di memoria sono soggetti a continue modificazioni per effetto degli input provenienti dagli stimoli cui siamo costantemente sottoposti. Le ricerche effettuate in questo campo hanno potuto accertare che vi sono fasi temporali della vita, in cui i processi formativi delle credenze sono particolarmente determinanti per gli sviluppi successivi delle stesse o per le loro modificazioni. Questi periodi temporali insistono, fondamentalmente, nel periodo che va dall’età neonatale alla fase adolescenziale.
Prendiamo in considerazione i principali assunti della teoria dell’attaccamento e, cioè, che ogni essere umano dalla nascita alla morte ha bisogno di:
- Essere accettato;
- Essere materialmente nutrito;
- Essere sostenuto a livello emotivo;
- Essere confortato quando è triste;
- Essere rassicurato quando è spaventato;
Possiamo facilmente comprendere che il non verificarsi di queste attese, e in principal modo, da parte di un nascituro o di un bambino, possano innescare processi viziati nella formazione delle credenze.
Nel momento in cui uno schema di memoria si costituisce sulla base di un’interpretazione non oggettiva della realtà, l’intero processo cognitivo, in cui vi sono coinvolte le credenze non funzionali, diventa anch’esso disfunzionale.
Questo significa che le fasi di analisi, di valutazione, di previsione e di decisione dei comportamenti risultano essere non confacenti alle circostanze che il soggetto deve fronteggiare.
Tutte le persone soggette all’ansia sociale e, pertanto, anche quelle timide, hanno questo tipo di problema. La timidezza, infatti, è l’espressione del sentimento della paura che diventi manifesta ciò che le proprie credenze descrivono della propria persona. È una paura che non fa riferimento diretto allo schema di memoria di base, poiché questo produce, a sua volta, diversi livelli di sistemi di pensiero.
Attraverso l’esperienza clinica si è potuto notare la presenza di tre livelli di pensiero:
- Le credenze di base che sono quelle di cui ho parlato finora e che sono poste al livello più remoto della memoria e, quindi, più lontane dallo stato di coscienza. Queste, riferite a sé stessi o agli altri, esprimono fondamentalmente giudizi e hanno una forma di linguaggio sintetico e perentorio: sono pensieri di descrizione.
- Le credenze intermedie chiamate anche “assunzioni” o “regole implicite” hanno funzioni regolatrici, gestiscono i comportamenti per mezzo di regole e modelli; esse si muovono su tre livelli tematici, l’accettazione, la competenza e il controllo.
- I pensieri automatici, più prossimi allo stato di consapevolezza e sono individuabili attraverso l’esercizio e l’attenzione.